Racconti di grano - Ho trovato il grano Ferdinà | #lavoro ben fatto

2021-11-17 10:00:09 By : Ms. Alice Zhou

HO TROVATO IL GRANO FERDINÀ Torna all'indice

Caro Diario, oggi inizia il Camp di Grano e da quando ho conosciuto Jepis, Antonio e Cip è la prima volta che mi mancano. È molto brutto amico mio. Come si dice? Non è colpa mia? E questo cambia, come dicevano a Secondigliano da bambini o "sono caduto" o "sono caduto" sempre per la terra mi trovo, sempre per terra sono finito. Comunque restate sintonizzati, che un modo per restarci lo invento comunque, magari vado a sbirciare tra i social e ne viene fuori qualcosa di carino. Che cosa? Certo, domenica 18 c'è il Palio, è Edizione X 7, mi sembra difficile riuscire ad esserci, ma comunque si veda, le vie della bellezza sono infinite. Nel frattempo, fai una cosa, guarda questo piccolo documentario che ha realizzato Jepis, una cosa minuscola, una cosa per sempre. Fino alla prossima volta.

Ho trovato il grano Ferdinà, 15 giugno 2021 Sant'Antoniu u nd'ora, 15 giugno 2021 La biblioteca del grano 2021, 25 aprile 2021 Semina 2020, 7 novembre 2020 La spiga del Cervati, 21 agosto 2020 I volti del grano, 14 giugno 2020 Storie di diversità, 14 giugno 2020 La biblioteca del grano 2020, 1 giugno 2020 Il mito e la simbologia del grano, 28 maggio 2020 La semina, la pisatura e i vicci di Giovanna Voria, 13 maggio 2020 La filiera corta di Pierpaolo Salamone, 3 marzo 2020 Miti e leggende di un chicco di grano, 2 febbraio 2020 Campo e Palio del Grano, 14 luglio 2019 Edgar Morin e la poesia del grano, 11 luglio 2019 L'aria è cambiata, 3 luglio 2019 Pensando al grano, 6 giugno 2019 Ancora la biblioteca del grano, 19 giugno 2019 I pani liberi, 2 giugno 2019 Il sillabario, 21 marzo 2019 Sementia, 15 gennaio 2019 La semina, 13 novembre 2018

Sotto la neve c'è il pane, 6 marzo 2018 Mario Marius Mele e Vincent Van Gogh, 7 marzo 2018 La volpe e il Piccolo Principe, 8 marzo 2018 Cecilia, Vinicio e la bestia nel grano, 9 marzo 2018 Agnes Denes e il campo di Grano a New York, 10 marzo 2018 Angelo, Rusina e la Carusedda, 11 marzo 2018 Il canto del grano e Dicitencello vuje, 12 marzo 2018 Gocce, 13 marzo 2018 Ma noi siamo la pazienza del grano, 14 marzo 2018 Lo spaventapasseri accresciuto, marzo 15, 2018 A tutto spiano, 16 marzo 2018 Il grano nell'arte, 17 marzo 2018 Fratello bosco, fratello grano, 18 marzo 2018 Interstellare e il campo di grano, 19 marzo 2018 Il grano a Castel Sant'Elmo, 20 marzo 2018 La fiaba di la spiga, 21 marzo 2018 Il buono, Strampelli e il cattivo, 22 marzo 2018 Rosa e la dea del grano, 23 marzo 2018 18.446.744.073.709.551.615, 24 marzo 2018 Laura Bertolini e Shen Nung, 25 marzo 2018 Tiziano Arrigoni e il capro espiatorio, 26 marzo 2018 Il mostro genetico di Dario Bressanini, 27 marzo 201 8 'U cascione, 28 marzo 2018 I cerchi nel grano, 29 marzo 2018 Le foto del grano, 30 marzo 2018 Il Piano delle Fosse del Grano, 31 marzo 2018 La pastiera di Luca, 1 aprile 2018 Ramen, Soba e Udon, 2 aprile 2018 Monti Frumentari, 3 aprile 2018 Camp di Grano 2017, 4 aprile 2018 La terra mi tiene, 5 aprile 2018 Inno al pane, 6 aprile 2018 Chiusa per ferie fino a domani, 7, 8 e 9 aprile 2018 La biblioteca del grano, 10 Aprile 2018 tresca, 11 aprile 2018 La festa del grano di Foglianise, 12 aprile 2018 Chicchi sani, 13 aprile 2018 Crisci ù granu cresci, 12 maggio 2018 Mare di grano, 3 giugno 2018 L'acqua di giugno, 18 giugno 2018 La spilla di Nelly, 25 giugno 2018 Elogio delle erbacce, 29 giugno 2018 Criscimu, 2 luglio 2018 Criscimu. Campo e Palio del Grano 2018

SOTTO LA NEVE C'È IL PANE Torna all'indice

Caro Diario, il video che vedi tra poco si chiama "sotto la neve c'è il pane", che secondo me è un bel titolo, non l'ho usato perché ho intenzione di continuare questa storia qui fino a luglio e anche di più, e se si vede un post di luglio che si intitola così, pensa che sia vecchio e va oltre senza leggerlo. Sì amico mio, hai capito bene, ho deciso che da oggi comincio a raccontare il Camp e il Palio del Grano 2018, non aspetto il caldo, parto dalla neve, sulle orme di Jepis, come già fatto con la maestra Bruna e con il contadino Felice, ma questa volta con maggiore autonomia, cercando di raccontare il grano a modo mio, così poi quando a luglio racconterò le storie che racconto ogni anno le potrò mettere insieme agli altri, e chissà cosa insieme alla biblioteca del grano che da anni si può ammirare al Cip potrebbe non esserci a un certo punto anche una biblioteca di storie di grano, storie con le parole, con la musica, con le immagini, con quello che Posso pensare, scrivere, trovare e collegare, in particolare. Intanto guardate il video, a domani.

MARIO MARIUS MELE E VINCENT VAN GOGH Torna all'indice

Caro Diario, oggi ti racconto del grano con due video, il primo è stato realizzato da Mario Marius Mele per il Palio del Grano 2016, non servono parole, ti dico solo di guardarlo e poi se vuoi ne possiamo parlare.

  Il secondo è di Loreto Arte, l'ho trovato cercando Campo di grano con il volo di corvi di Van Gogh che sembra essere l'ultimo quadro del grande pittore olandese. Ti dico la verità amico Diario, non lo sapevo - sì, potrei dire che non ricordavo, ma poi non sarebbe la verità, che in realtà Van Gogh aveva dedicato tanti quadri al grano e così quando ho trovato questo video mi ha fatto piacere proporlo anche se è un pò lungo.

  Come si dice caro Diario? Se riesco a tenere il passo e non mi lascio sopraffare dalle mille cose che ci sono da fare, può diventare davvero bella questa cosa delle storie di grano? Sono d'accordo. Ma conto anche su di te, sulle nostre lettrici, perché se, oltre a seguire quello che faccio, mi riferisci anche le cose, tutto diventa molto più bello e interessante. Ci vediamo domani.

LA VOLPE E IL PICCOLO PRINCIPE Torna all'indice

Caro Diario, ti giuro è capitato per caso, cercavo un libro di Borges e ad un certo punto mi sono imbattuto in Il Piccolo Principe e, più unico che raro vista la mia scarsa memoria, mi sono ricordato della volpe, che da lì su allora fu facile: «Ma se mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un passo che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi guarda! Vedi campi di grano laggiù? Non mangio pane e grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano niente. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color oro. Allora sarà meraviglioso quando mi addomesticerai. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il suono del vento nel grano. Per favore addomesticami. Così il piccolo principe addomesticò la volpe. " Credimi amico Diario, ogni volta che leggo "e amerò il rumore del vento nel grano" mi emoziono. Spero sia piaciuto anche a te. A domani.

CECILIA, VINICIO E LA BESTIA NEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, oggi sono molto felice di presentarti Cecilia Landi, una mia amica sui social, perché è la prima a rispondere all'appello che ho fatto alla comunità di un lavoro ben fatto chiedendoti di contribuire a una filastrocca , una storia, un'opera d'arte, una canzone, una startup, un'immagine, un ricordo, una tradizione locale, una poesia dedicata al grano. Cecilia ha riportato la bellissima canzone di Fabrizio De André, La guerra di Piero, dove il grano, anche se non è il protagonista principale, ha comunque un ruolo importante e insomma essendo anche il primo reportage ve lo volevo segnalare , e poi anche un detto popolare, «'A acena' a acena se la macena», «chicco per chicco si compie la macina», può valere per il grano ma anche per le olive. Vinicio è invece Vinicio Capossela, di cui grazie a questi racconti ho scoperto una canzone che non conoscevo, «La bestia nel grano». Te lo dico amico Diario, mi è piaciuta la canzone, mi è piaciuto il video che puoi vedere tra un attimo e soprattutto mi è piaciuto il legame che mi è venuto spontaneo tra "la bestia nel grano" e il cinghiale, che a sentire i miei amici del #Cip e del Cilento è diventato un vero flagello per i campi di grano. Come si dice? Non è colpa del cinghiale, è la sua natura? Sì, certo, ma questo non elimina il problema. Anche il terremoto è un evento naturale, ma se la casa ci crolla sulla testa non siamo contenti. Ci vediamo domani.

AGNES DENES E IL CAMPO DI GRANO A NEW YORK Torna all'indice

Caro Diario, oggi ti parlerò di Agnes Denes e del suo Wheatfield. Ti dico la verità amico Diary, quando ho letto qui che nel maggio 1982, nella parte bassa di Manhattan, a due isolati da Wall Street e dal World Trade Center, davanti alla Statua della Libertà, dove c'era una discarica, un è stato creato un campo di grano di due ettari, ero emozionato come quando ero piccolo con la Befana, che a quel tempo a Secondigliano Babbo Natale era una figura assolutamente secondaria. Facciamo così, riassumo alcuni numeri che poi potrete leggere nell'articolo: 200 camion carichi di terra portata via; 285 solchi liberati da rocce e rifiuti e scavati a mano; semi seminati a mano; realizzazione di un impianto di irrigazione; il 16 agosto sono state raccolte oltre 1000 libbre di sano grano dorato. Come raccontato nel post, caro Diario, piantare e raccogliere grano su un terreno del valore di 4,5 miliardi di dollari ha creato un forte paradosso. Wheatfield è diventato un simbolo. E così il grano raccolto ha viaggiato in ventotto città del mondo in una mostra chiamata "The International Art Show for the End of World Hunger", organizzata dal Minnesota Museum of Art (1987-90) e i semi sono stati portati via da le persone. che li hanno piantati in molte parti del globo. Guarda per darti un'idea ancora migliore, ti metto anche lo screenshot delle foto fatte dalla bravissima Agnes Denes, ma poi vai a guardarle sul sito, che puoi ingrandire ed è tutta un'altra storia. Come dici tu amico Diario, anche se è successo quasi 36 anni fa, tutto questo conserva una straordinaria carica creativa e innovativa? Sono d'accordo con te. E pensi che prima che iniziasse questa mia piccola ricerca sui campi di grano, non ne avevo nemmeno la minima idea. Mamma quanto sono ignorante. Ci vediamo domani.

ANGELO, RUSINA E LA CARUSEDDA Torna all'indice

Caro Diario, oggi è il giorno della più bella storia di ciucci e grano che sia mai stata scritta, l'ha raccontata Angelo Tempadelfico Avagliano e la potete leggere qui. Insieme alla bellezza della storia, che è bella, bella, bella, ci sono altri due motivi che mi hanno spinto a proporla: il primo è il maestro Angelo, che nel nostro mondo meraviglioso, contraddittorio e molto spesso finto ha deciso di vivere un la vita fatta di cose reali, cose come l'ospitalità rurale, l'agricoltura biologica e rigenerativa, la biodiversità, il ciuccio, la cumparete; la seconda è che la storia di Angelo è un meraviglioso esempio di quante storie straordinarie possono venire fuori se moltiplichiamo gli autori delle nostre storie di grano. Sì, spero che dopo averlo letto un po' delle nostre lettrici decidano di inviare le loro storie. Ecco, per oggi è tutto, ora leggete la storia di Rusina e Carusedda, ne parleremo domani.

IL CANTO DEL GRANO E DICITENCELLO VUJE Torna all'indice

Caro Diario, ricordi George Siemens e le sue idee sul connettivismo? La storia che "i processi di apprendimento sono riconducibili alla sfera della socialità piuttosto che a quella dell'informazione?". Ricordo quella storia che lì titolavo «Mi connetto, quindi so», ecco, la storia del grano di oggi ne è un esempio. Cercavo una canzone o una canzone del grano che avesse una storia interessante, e come sempre ne ho trovate tante, tra cui una legata all'ingresso dei partigiani a Milano. Come si può leggere dal sito, «si basa su una melodia albanese cantata dal pittore Kodra, in un bar del quartiere Brera. Il testo è stato improvvisato su questa melodia dai vari poeti, artisti e intellettuali presenti "e" fa parte della colonna sonora del film Il sole sorge di nuovo di Aldo Vergano". Sì, amico Diario, ero tentato di proporlo, ma poi Mi sono imbattuto in La Canzone del Grano, del 1935, in pieno fascismo, una canzone piena di retorica come il periodo richiedeva e per i miei gusti parecchio brutta, e che però è cantata da Enzo Fusco, che grazie a Melodieantiche, ho scoperto essere napoletano , autore oltre che interprete di Dicentencello vuje, impiegato delle Ferrovie dello Stato, spinto al suicidio dal tumore che aveva scoperto di avere solo 52 anni.Non so come dire, ma il fatto che l'autore di uno dei le 3 canzoni napoletane più famose del pianeta, "tra le dieci composizioni più conosciute in assoluto", fu un ferroviere napoletano, che scrisse e cantò Dicintencelle vuje e La canzone del grano mi sembrava una cosa troppo unica per non essere raccontata. dici amico Diario? Quante cose ho imparato in un colpo solo? Sono contento che tu l'abbia detto, questo è il significato più profondo della storia di oggi, le cose che possiamo conoscere, connettere e imparare dalle nostre storie di grano. Dai, non te lo dico più, appena puoi mandare qualcosa anche a me.

  DROPS Torna all'indice

Caro Diario, oggi per genio e per caso mi sono ricordato di una bellissima poesia di Rabindranath Tagore: «Ho viaggiato giorni e notti in paesi lontani. Molto speso per vedere alte montagne, grandi mari. E non avevo gli occhi per vedere la goccia di rugiada sulla spiga di granoturco a due passi da casa! Come si dice? C'è anche una bellissima goccia nel video che ha dato inizio a questa storia, "C'è il pane sotto la neve?". Esatto, è anche per questo che ti amo, ora io e te ci capiamo presto. Allora sapete già cosa ho fatto, ho rivisto il video e ho preso lo screenshot del video drop, ho messo qui l'immagine, per me sono due drop meravigliosi, poi fatemi sapere cosa ne pensate.

MA SIAMO DI GRANO PAZIENZA Torna all'indice

Caro Diario, ieri sera sono andato alla ricerca di murales che parlassero di grano, e grazie ad un bellissimo articolo di agosto 2012 di Susanna Trossero su GraphoMania ho scoperto i murales di Orgosolo e tra questi quello con la scritta "ma siamo da pazienza con il grano, siamo con il vento che muove le montagne… ». L'articolo di Susanna Trossero vi consiglio di leggerlo tutto, perché è molto bello, per darvi un'idea vi metto sotto qualche riga e la foto pubblicata su GraphoMania Poi fatemi sapere cosa ne pensate: «Quanto è duro essere grano, quante attese gravano su di lui quando è ancora seme da spargere sulla terra sterile con gesto di benedizione, e quante torture gli saranno inflitte lui quando diventa orecchio, prima di contribuire al miracolo del pane! Grandi scrittori sardi hanno raccontato il suo destino, la sua "passione", il suo destino di essere vita per l'uomo. Cosa si nasconde in quell'orecchio che trasforma una terra morta in un luogo di resurrezione, potere, coraggio, dignità. "

LO SPAVENTO AUMENTATO Torna all'indice

Caro Diario, oggi è il turno dello spaventapasseri aumentato, un prototipo made in #Cip realizzato da un gruppo di lavoro che lo porterà in Turchia allo Spaventapasseri di maggio. Il video è uscito ieri, ma come potete immaginare quando me ne ha parlato Jepis qualche giorno fa, volevo saperne di più, ma mi ha detto di aspettare e guardare il video aggiungendo solo che la comunità di Barbaros, in Turchia, quest'anno sarà uno dei nuovi cumpari partecipanti al Campo e al Palio del Grano e che lo spaventapasseri tornerà al Cip a giugno ea luglio verranno costruiti altri compagni durante il campo che sarà affidato ad alcuni produttori del Monte Frumentario. "Vincenzo, però, la cosa più importante è il software che verrà creato per lo spaventapasseri, il Quaderno di Campo, che vedrai diventerà un utilissimo supporto per i contadini". Cosa devo dirti amico Diario, Jepis mi ha detto questo e io dico questo a te, ora guarda il video e fammi sapere. Torno domani.

COMPLETA DIVISA Torna all'indice

Caro diario, queste storie di grano non smettono mai di stupirmi. Non so che sei giovane, ma io, che vado da 63 anni, ho usato e ho sentito un numero esagerato di volte usare l'espressione "a tutto volume" eppure solo ieri ho scoperto grazie a Wikipedia che "la" spia «era appunto la misura della quantità di grano che ogni mese gli Ufficiali della Grascia o dell'Abbondanza assegnavano ai panettieri per la panificazione: se non vi erano carestie o particolari penurie del prodotto, la quantità fornita a profusione era appunto che a "tutto spiano", mentre altrimenti si riduceva a mezzo aereo o anche meno." Non so te amico mio Diario, ma queste cose qui mi fanno impazzire, perché sai che uno potrebbe esserci stato un centinaio volte per la Loggia del Grano a Firenze eppure non è come sai, come ci dice Wikipedia, o almeno io non lo sapevo dopo dimmi se invece lo sai, che «il mercato di Orsanmichele è stato abbandonato dovuto alla devozione popolare per la Madonna e Sant'Anna, che trasformarono t egli alloggio del grano in un luogo di culto. Dal 1356 fu scelto un luogo vicino a Palazzo Vecchio, dove già si svolgevano un mercato delle erbe e un mercato del vino. Per l'occasione si decise di realizzare un nuovo edificio, detto del "Palco" o della "Munizione del Grano", che sacrificò alcune case dei Foraboschi, Talani, Filipetri e Fogni" e che" già nel 1690, però, la Loggia perse il suo ruolo a favore del nuovo Granaio dell'Abbondanza in Oltrarno, e da allora ha subito spesso trasformazioni e cambi d'uso. Ti consiglio di leggere tutto l'articolo, caro Diario, e ti lascio con questa bellissima foto di Firenze scattata da Cinzia dalla splendida terrazza del Plaza Hotel Lucchesi. A domani.

IL GRANO IN ARTE Torna all'indice

Caro Diario, come sai sto cercando di coinvolgere la comunità del lavoro ben fatto nella realizzazione di queste nostre storie, mi piacerebbe moltissimo che partecipassero in tanti, e così l'altro giorno ho "schiacciato" Mario Amura, sì sì , proprio lui, il nostro amico, fotografo e direttore della fotografia, ideatore di Phlay, ma sì, con Maria D'Ambrosio lo abbiamo coinvolto nelle attività de Il Piccolo Principe, ecco, perfetto, proprio lui. Allora gli ho scritto indicandogli le nostre storie e chiedendogli se per caso tra le tante storie fatte con Phlay ce ne fosse una dedicata al grano, e dopo qualche minuto mi ha scritto di no, ma che era contento di averlo fatto su scopo. Ti dico la verità amico Diario, mi sono sentito un po' in imbarazzo, perché insomma siamo tutti persone coinvolte e una cosa è averlo pronto una cosa e un'altra è farlo apposta, ma lui insisteva in modo molto affettuoso, e io ovviamente ero felice. Mi ha riscritto ieri, inviandomi il link al video che potete vedere tra un minuto accompagnato dal seguente messaggio: «Caro Vincenzo, ho chiesto a Massimiliano Iannitti, artista che collabora con noi, di realizzare un phlay sul grano. Dopo aver letto il tuo articolo ha realizzato questo video che mi piace molto, spero piaccia anche a voi. Un grande abbraccio. Mario »Cosa posso dirti caro Diario? Buona visione. Torno domani.

FRA' BOSCO, FRA' GRANO Torna all'indice

Caro Diario, oggi ti parlo di Michele Sica Bosconauta e Giuseppe Jepis Rivello, non so se riesco a farti capire quanto sono grandi senza sembrare esagerato, perché io non sono esagerato, Bosconauta e Jepis hanno così grandi teste, cuori e mani che si guardano alle cose che sanno, sanno fare e hanno fatto e sembrano inconciliabili con la loro giovane età, 32 anni Michele e 30 in pochi giorni Giuseppe. Del motivo per cui sono qui oggi te lo dico tra un minuto, prima voglio dirti di non perderti Incartata, Residenza Rurale, e di Jepis Bottega, perché da lì puoi scoprire molte cose sul daimon, il codice dell'anima, il clamore di Bosconauta e Jepis, che se fosse stato ancora da queste parti papà avrebbe detto che "chiste so 'guagliune ca so' nate viecchie", nel senso di pensiero, saggezza, responsabilità, capacità per esplorare il futuro, perché il mio amico Eliot aveva ragione, "i vecchi dovrebbero essere esploratori", e questo è loro due. Guarda, visto che non ce la faccio troppo perché altrimenti dici che faccio preferenze, ti do i titoli di alcune delle cose che questi due cumpari hanno fatto finora, da soli, insieme, insieme ad altre belle mantelle come loro: Campo di grano; Un asino all'Università di Salerno; cumparete; Comunità del cibo Slow Food Grano di Caselle; Rivoluzione dell'aria e del fuoco. Ecco, potrei restare qui fino a domani, e invece arrivo al punto. È l'autunno del 2011, Bosconauta è a Caselle in Pittari con Jepis per un'escursione bucolica, ad un certo punto decidono di impersonare l'uno il Bosco e l'altro il Grano e danno origine alla conversazione che potete leggere qui nell'originale edizione . In seguito i due cumpari cambiarono il titolo, lo chiamarono «Frate Bosco, Fratello Grano», piaceva di più anche a me e così ho deciso di usare questo. Goditi la lettura. Torno domani.

INTERSTELLARE E IL CAMPO DI GRANO Torna all'indice

Caro Diario, la storia di oggi è più una curiosità che altro, ma una di quelle curiosità che ti fanno venir voglia di pensarci. Partiamo dall'inizio: ma lo sapevate che Interstellar cornfield, il film diretto dal mitico Christopher Nolan che ha fatto venire il mal di testa a molti, me compreso, non è stato creato al computer ma era vero? Io no, l'ho scoperto ieri pomeriggio e mi sono chiesto "perché?", "Che senso ha piantare un campo di grano di 500 acri?" Come si dice caro Diario? Qual è la risposta? Non lo so. Dalla mia piccola ricerca sono emerse due cose che potrebbero suggerire una risposta, ma non mi hanno soddisfatto. Come si dice? Sei curioso di sapere cosa sono queste due cose? Eccoli: 1. Il regista Zack Snyder, per il film Man of Steel, di cui Nolan era sceneggiatore e co-produttore, aveva a sua volta piantato un campo di 200 acri. 2. Che avendo avuto, come dichiarò lo stesso Nolan, un ottimo raccolto, alla fine il campo di grano si rivelò un buon investimento. Capisci amico Diario, faccio fatica a immaginare che il vero motivo di un'operazione di questo tipo siano i soldi o la voglia di sopraffare il collega, che quelle cose si fanno lì da bambini, con i concorsi a chi se ne inventa il più grande. No no, secondo me c'è di più, un'emozione, qualcosa che ha visto durante le riprese di Man of Steel, qualcosa che ha voluto trasmettere attraverso la grana a noi spettatori. Sai cosa faccio? Continuo a cercare, e se proprio non trovo niente, magari gli scrivo e glielo chiedo, forse mi risponde, non si sa mai. A proposito, protesti, aiutami anche nella ricerca, torno domani.

IL GRANO A CASTEL SANT'ELMO Torna all'indice

Caro Diario, la storia di oggi ha come protagonista un artista, Gian Maria Tosatti, uno dei magnifici castelli di Napoli, Castel Sant'Elmo, e ovviamente lui, il grano. L'anno è il 2014 e, come si può leggere dal sito, l'artista Tosatti realizza I miei sogni non si arrenderanno mai, un'installazione (permanente) che "consiste in un campo di grano costruito nel cuore più oscuro, profondo e fortificato di Castel Sant'Elmo, la grande fortezza carceraria di Napoli. Il campo ha costantemente bisogno delle cure dei cittadini per poter essere rigenerato e mantenuto vivo come metafora dell'eredità lasciataci dai grandi uomini a cui l'opera è dedicata". molto bella anche la dedica che si può sempre leggere sul sito dell'autore e che riporto anche qui: "Questo lavoro è dedicato a chi ha passato la vita in carcere a causa delle proprie idee e che è uscito da una cella capace di cambiare il storia che sembrava averli sconfitti. Sono uomini che in un carcere hanno saputo generare sogni di libertà e giustizia che hanno ispirato generazioni. Uomini come Antonio Gramsci, Luisa Sanfelice, Nelson Mandela o Rubin "Hurricane" Carter". tu dici caro diario? Questi racconti diventano più belli ogni giorno che passa? Spero che anche le nostre lettrici la pensino così. In ogni caso per quanto mi riguarda sono perfettamente d'accordo con te. Ci vediamo domani.

LA FAVOLA DELLA SPIGA DI GRANO Torna all'indice

Caro Diario, ho ritrovato la favola della spiga che segnalo oggi sul Blog dell'Azienda Zappa e Rastrello, che, come potete leggere, è stata realizzata da un gruppo di ortolani biologici di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. A differenza di altre di autori più famosi, questa favola è tratta da «Fiabe in barattolo. Nuovi stili di vita raccontati ai bambini”, di Marco Aime, Ed. EMI, mi è piaciuto molto perché è un elogio della diversità, che fa rima con biodiversità, che sono due parole che come sai mi piacciono molto. Mi piace la diversità come motore del cambiamento, come possibilità di connettere uomo, terra e ambiente, come modo per rendere la nostra vita più degna di essere vissuta e credo sia molto importante trasmettere questi concetti con parole semplici che possano raggiungere tutti, a partire dai più piccoli, come quelli delle favole. Goditi la lettura.

IL BUONO, STRAMPELLI E IL CATTIVO Torna all'indice

Car Diario, non ti ho ancora detto che all'inizio di marzo, mentre facevo delle ricerche sul nostro amato grano, mi ero imbattuto in Nazareno Strampelli, e sono rimasto colpito dalla diversità delle storie su di lui. Che fosse uno dei più grandi agronomi e genetisti agrari del mondo era cosa difficile da negare, ma per il resto chi lo definiva conservatore e chi innovatore, chi creatore (di nuovi grani) e chi distruttore (di antichi) . Adesso non so cosa avresti fatto caro Diario, ma ti dirò cosa ho fatto, ho scritto al mio amico Angelo Tempadelfico Avagliano, sì sì, lo conosci, ti ho parlato più volte, quello che mi ha raccontato la storia di Rusina e carusedda. Come si dice? Cosa gli ho scritto? Questa: «Buonasera Mastro Angelo, scusa la domanda posta in modo stupido, ma nella storia del grano Nazareno Strampelli sta dalla parte del buono o del cattivo? Un grande abbraccio. E leggete lui che ha risposto: «Ciao Biciè, Strampelli era tra i buoni, solo lui ha collaborato con il fascismo nella guerra del grano. Secondo me la critica ha riempito il concetto di autosufficienza di una connotazione negativa, che invece è pesantemente basato sul concetto di resilienza e sovranità alimentare. Sarebbe ora di innescare una seria riflessione anche su questo". , ma provo a buttare un sasso nello stagno, e comunque mi ha fatto piacere parlare con te e con chi ci legge, che magari qualcuno lo incuriosisce e gli fa venire voglia di saperne di più. Ci vediamo domani.

ROSA E LA DEA DEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, la nostra amica Rosa Barbato ha scritto una storia apposta per le nostre storie, si chiama La Dea del Grano, me l'ha inviata ieri accompagnata da questo messaggio: «Caro Vincenzo, finalmente sono riuscita a finire questo breve testo. Penso che mi abbia aiutato il candore della neve, la poesia delicata e appassionata che può emanare e che mi risuona nel sangue. Sai quanto amo scrivere, ma sai anche che non mi definisco né scrittore né poeta. Cerco sempre di ascoltare il cuore. L'ho lasciato parlare. Lì accade la magia. Dal cuore al sangue che poi guida la mano e tutto si trasferisce su un lenzuolo bianco. Là. Così sono nato, a volte. "Ecco, non ti dico altro, solo che sono felice, e ti lascio leggere la storia. La Dea del Grano sorgeva timida. La sua luce saliva lentamente dalle montagne e si colorava di un giallo paglierino. Delicata, non accecante, morbida. Era in quel momento e in quello spazio, scalza tra i giovani steli verdi del grano, lei camminava. Lui carezzava dolcemente, ma sembrava baciare quei teneri e tenaci steli; quella vita che aveva avuto il coraggio di germogliare, quella vita che un giorno pose nel grembo della Madre. "Non aver paura del buio, non ti parla di morte. Nutriti e trasformati proprio nelle profondità della terra e, con coraggio, vieni a conoscere il Sole e corri ad abbracciarmi." A ciascuno di quei semi aveva sussurrato dolci parole e baciandoli li lasciò al loro destino. Il tramonto stava declinando decisamente. La sua luce si disperdeva rapidamente dietro le montagne e si colorava di un arancio denso. Dirompente, passionale, sinuoso. Ora riposava il suo corpo sul caldo campo che ospitava i giovani gambi verdi del grano, che amava. Ha abbracciato i suoi gambi e ha cantato loro frasi d'amore prima di lasciarli di nuovo per la notte. Li amava, li nutriva, li rincuorava. Era passato un altro giorno. Sarebbe arrivata una nuova alba. L'inverno era passato. Sarebbe arrivata la primavera. Era il seme. Il grano sarebbe nato. “Speglie d'oro vestite, forti e fertili circonderanno il mio ventre e adorneranno la mia veste bianca. I chicchi generosi, profumati e sani si trasformeranno in pane. E per mille e mille albe e mille e mille tramonti, curerà ancora i suoi semi, li nutrirà e li porterà alla luce. E per mille e mille albe e mille e mille tramonti, egli ritornerà a parlare di amore e di speranza. E per mille e mille albe e mille e mille tramonti, ripeterà il suo atto d'amore. La Dea era del Grano. La Dea è del Grano.

Post Scriptum Scusa caro Diario, volevo dirti che l'immagine di Demetra - Cerere, la Dea dell'agricoltura e del grano, l'ho presa da qui.

Caro Diario, per favore non chiedetemi come leggere 18.446.744.073.709.551.615 perché non lo so, se lo conoscete o qualcuno che lo legge me lo dica e lo scrivo. Come si dice? Speri che almeno ci sia una buona ragione per cui te ne parlo qui? Ovviamente 18.446.744.073.709.551.615 è il numero di chicchi di grano necessari per riempire i 64 quadrati di una scacchiera mettendo 1 chicco di grano sul primo quadrato, 2 sul secondo, 4 sul terzo, 8 sul la quarta, 16 sulla quinta e così via fino alla 64. Come certamente saprete, questa faccenda dei chicchi di grano è legata ad una leggenda che alcuni fanno risalire all'invenzione degli scacchi e viene narrata in molte versioni una volta con un principe indiano, un'altra volta con un faraone, un'altra volta con un principe persiano ecc. , ma vi assicuro che non ricordavo Archimede, e Gerone di Siracusa, in una varietà con i chicchi di grano per ogni stanza e invece l'ho trovata su Wikisource in questo bellissimo articolo di Angelo Luigi Fiorita del 1958. Vi consiglio di leggetelo, perché scoprirete molte cose curiose e interessanti, ad esempio che "per trasportare quel grano con navi, ognuna delle quali potrebbe caricare 10.000 tonnellate, cioè navi di alto tonnellaggio, ci vorrebbero 9.223.372 navi; se ciascuna di erano lunghe 150 metri, la lunghezza totale delle navi sarebbe di 1.383.506 km; allineate lungo un meridiano, avvolgerebbero la terra 34 volte e mezzo.

LAURA BERTOLINI E SHEN NUNG Torna all'indice

Caro Diario, tu sai già chi è Laura Bertolini, la mia nuova amica che fa poesia per vivere, non so se sai anche chi è Shen Nung, l'ho scoperto ieri grazie a lei che mi ha scritto questo messaggio: "Vincenzo , guarda come le cose vengono a portata di mano Stavo mangiando cereali semplici, il mio occhio è caduto sulla scatola e così ho appreso di Shen Nung, che era un imperatore cinese che intorno al 2700 aC dichiarò il grano un dono del cielo e istituì una cerimonia annuale, io penso che sia ancora attivo, in cui vengono piantati 5 diversi tipi di grano. Che ne dici? Potrebbe essere utile per una delle storie di grano e magari per una piccola ricerca nell'antica Cina? ». "Certo sì cara Laura" , ho risposto, e per dare il buon esempio ho iniziato a fare anche io qualche ricerca, e ho trovato l'imperatore, il riferimento all'agricoltura e ai cinque cereali, mentre non ho ancora trovato riferimenti alla festa annuale.Come si dice amico Diario Potrebbe essere questo il punto di partenza come proposto da Laura per una bella ricerca della nostra comunità o n Shen Nung e il suo rapporto con il grano? Sono d'accordo con Laura e con te. Chi trova nuove notizie, butti il ​​primo post. Ci vediamo domani.

PS L'immagine l'ho presa da qui.

TIZIANO ARRIGONI E LA CAPRA ESTIVA Torna all'indice

Caro Diario, ieri o l'altro ieri, la differenza di orario tra Italia e California fa brutti scherzi, Laura Bertolini coinvolta nella nostra ricerca su Shen Nung - nostra non nel senso mio e suo, nel senso mio, tuo, tuo e chiunque volesse e fosse interessato a partecipare - il nostro amico Tiziano Arrigoni, e oggi il nostro amico è arrivato con il messaggio che potete leggere in un minuto e il meraviglioso documentario del 1959 di Lino del Bra, che ha avuto come consulente scientifico un genio assoluto come Ernesto De Martino e che fa riferimento, come si legge nel commento al video, al saggio "Il ritorno del Dio danzante" scritto da Andrea Romanazzi, edito da Venexia, che collega "La passione del grano", questo è il titolo del documentario, "a culti legati al tarantolismo e al tarantismo pugliese, oltre che all'argia sarda". Lascio la parola a Tiziano: "Caro Vincenzo, il fatto stesso che Laura Bertolini riesca a inventare una storia del genere leggendola su una scatola di cereali per la colazione ci fa capire quanto siano infinite e inaspettate le rotte del grano (come una colazione in Davis , California). Non so molto della Cina, ma Shen Nung (o Shennong, ma dobbiamo essere d'accordo con l'ortografia cinese da Mao) [...] è un personaggio leggendario di quella rivoluzione agricola che ha interessato vari fertili aree del mondo e ricche di piante da addomesticare durante l'età del bronzo. Ma fin qui tutto è facile, Shennong è colui che deve proteggere i cinesi dal "vuoto vegetale", dalla mancanza del raccolto, è lui il uno che protegge i contadini, i mercanti di riso, chi conosce le erbe officinali. Per quanto riguarda la festa, capisco che si svolge nel mese di aprile, ma non posso dire di più sulle modalità per ora. Ma tutto questo ricorda me che dovunque nascesse l'agricoltura del grano, rito propiziatorio sono nate quelle che vanno a ritroso, a ritroso, affondano nelle profondità della nostra storia e delle nostre menti umane. Era il 1959 (d.C., cioè ieri, non a.C.) e nelle campagne della Lucania si svolgeva e si svolge tuttora il rito del "capro espiatorio", una danza magica che cerca di cacciare la donna malata rappresentata da un demone animale e salvare il grano, fonte di vita. Così da millenni, così in ogni civiltà agricola. Come puoi vedere, la scatola di cereali di Laura mi ha già portato via da lei e dalla Cina e più vicino a noi. Nel frattempo, ti consiglio di non perderti questo video. "

IL MOSTRO GENETICO DI DARIO BRESSANINI Torna all'indice

Caro Diario, oggi la nostra storia è riassunta da un'immagine che è contenuta in un articolo che ho trovato molto interessante di Dario Bressanini, intitolato «Quel mostro genetico chiamato grano». Ve lo segnalo non solo per la chiarezza e per la qualità e quantità delle cose che mi ha fatto conoscere, ma anche perché ha in parte decostruito, come direbbe il grande Derridà, il mio concetto di "naturale" riferito al grano, insomma ci sto pensando, e magari lo vuoi fare anche tu, e qualcuno che ci legge, e ne discutiamo insieme, che guardare le cose da punti di vista diversi fa bene alla salute. Goditi la lettura.

'U CASCIONE Torna all'indice

Caro Diario, tra una cosa e l'altra o, meglio, tra mille cose e mille altre, ogni tanto con Jepis riusciamo a scambiarci qualche idea su queste storie e sulle cose che possiamo inventarci per fare sostanzialmente due cose: 1. ampliare il numero degli autori delle storie, per far sì che la narrazione diventi sempre più partecipata; finora ci sono stati contributi meravigliosi, penso a Rosa Barbato, Angelo Avagliano, Tiziano Arrigoni, Laura Bertolini, Michele Sica, ma sono stati tutti più o meno "invadenti", mentre il vero salto di qualità nella partecipazione vocale si fai quando i contributi che ti arrivano sono spontanei; 2. far sì che le storie vengano lette, vissute, agite, diventino patrimonio condiviso, siano considerate rappresentative di mondi, culture, possibilità. Ecco, ci stavamo scrivendo a mezzo stampa e con una grammatica improbabile quando Jepis mi ha scritto questo: "Vincè, prima di tutto dobbiamo creare 'u cascione dei racconti di grano, proprio come" 'u cascione ru grano", era una grande cassa di legno dove era stipato il grano. Vincé, 'u cascione era un oggetto sacro nelle famiglie contadine, secondo me a luglio, durante il Campo e il Palio del Grano, tutte queste storie dobbiamo trovare il modo di metterle dentro' u cascione." Devo dirti la verità amico Diario, non ho ancora capito come si possa fare, ma non mi preoccupo, che Jepis è un mago e prima o poi troviamo il modo. Prima di lasciarvi un'ultima cosa, Jepis mi ha anche detto che Antonio Quaglialatte Pellegrino, vi ricordate, ho raccontato qui la sua storia, gli ha scritto che con queste storie vuole fare anche La notte del grano narrato, magari nell'aia. Questa storia diventa ogni giorno più bella, ma credo di avertelo già raccontato, quindi vi saluto e ci vediamo domani.

I CERCHI DI GRANO Torna all'indice

Caro Diario, innanzitutto scusa per l'ora tarda, ma oggi la giornata è stata particolarmente piena di cose e non ho avuto il tempo di venire prima. Quindi, come avete visto dal titolo, oggi è il giorno dei cerchi nel grano o agroglifi che, come ci ricorda l'ottima Wikipedia, «sono aree di campi di cereali, o coltivazioni simili, in cui le piante appaiono uniformemente appiattite, formando così varie figure geometriche (a volte indicate come "pittogrammi") ben visibili dall'alto. In seguito al numero crescente di apparizioni di queste figure (soprattutto in Inghilterra) a partire dalla fine degli anni settanta del XX secolo, il fenomeno dei cerchi è diventato oggetto di indagine per determinare la genesi di queste figure." Come si dice amico Diario? Hai mai creduto alla tesi degli alieni che sono venuti sulla terra per comunicarci qualcosa? Per molti versi sono d'accordo con te, non ultimo perché la mano dell'uomo nella loro creazione è stata ampiamente dimostrata. Allora perché sono d'accordo con te in molti modi e non completamente? Perché non mi piace essere così assertivo in queste cose, alla fine se non ho le conoscenze per dire che nemmeno uno di questi circoli non è di origine umana perché dovrei escluderlo per principio? Detto questo, vi racconto il motivo per cui ho voluto dedicare il racconto di oggi ai "crop circles", un motivo che non ha nulla a che vedere con la loro origine ma con la loro bellezza. L'idea mi è venuta leggendo il post da cui ho tratto l'immagine che vedete qui sotto, vi consiglio di andarci a guardare le foto senza pregiudizio che magari pensiate la stessa cosa che ho pensato io: "ma perchè tutti discutono su chi le ha fatte e nessuno discute quanto siano belli?". Bellissimo sì, al punto che ho pensato che un anno mi sarebbe piaciuto fare un crop circle anche al #Cip. Forse ho detto una sciocchezza, ma intanto dico a Jepis e Quaglialatte che non si può mai sapere. Ci vediamo domani.

LE FOTO DEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, come sai parte del mio lavoro consiste nel decostruire il nesso tra "testo" e "racconto", ovviamente non per negare il nesso tra parola e racconto, che se così fosse sarei già morto, ma per sottolineare come così si può raccontare con foto, video, mani, occhi, corpo, silenzio e tanto altro. Per venire al racconto di oggi, nella storia ormai più che decennale del Palio e del Campo di Grano ci sono bellissime foto, sul mio hard disk conservo alcuni miei amici Giuseppe Cacetta Pellegrino, Giuseppe Jepis Rivello e Mario Marius Mele che ogni ogni tanto quando voglio fare pace con la bellezza vado a guardarli, e se non mi credi, quando puoi, fai un giro nel sito del Palio del Grano e troverai sicuramente un sacco di loro. Detto questo, la foto del grano che vi propongo oggi non è per così dire nostra, l'ho trovata su Modern Photography in un post intitolato Ecco le 7 incredibili foto senza photoshop. Mi è piaciuto il campo di grano perfettamente simmetrico accanto al campo di lavanda, e mi sono piaciute anche le altre 6 fotografie anche se non c'è il grano e insomma mi è sembrata una buona idea condividerle con voi e con chi siamo. legge. Buona visione. Ci vediamo domani.

IL PIANO DELLA FOSSA DI GRANO Torna all'indice

Caro Diario, oggi sono particolarmente felice di portarti con me a Cerignola, che come certamente saprai è la città natale del grande Giuseppe Di Vittorio. L'occasione mi è stata data dalla scoperta del Piano delle Fosse del Grano, che, come racconta Viaggiare in Puglia a Cerignola, "A sud del paese, a pochi passi dalla Chiesa di San Domenico", rappresenta "l'ultimo esempio in Capitanata di un antico metodo di conservazione del grano […] con almeno 600 fosse esteso su una superficie di 26.000 mq." Ti consiglio di leggere tutto l'articolo breve, amico mio, che poi se vuoi per saperne di più puoi andare su Wikipedia. Come si dice amico diario? A forza di fare ricerca, sto ottenendo una cultura? Direi piuttosto che sto scoprendo e imparando tante cose, e questo, come ti ho già detto, mi rende molto felice, perché quando una persona ha finito di imparare ha finito di vivere. Tuttavia, prima di fissare un appuntamento per domani, voglio lasciarvi con l'inizio e la fine di un testo di Giuseppe Ungaretti relativo alle fosse di grano, che potete leggere integralmente su Manganofoggia.it, il pezzo si intitola Fosse granarie : «Quadrato ovale che non finisce mai, di una strana potenza. È tutto cosparso di gobbe, sconvolto, secco, illuminato di polvere. [...] Ho visto cose antiche, nessuna mi sembrava più antica di questa, e non solo perché forse il Piano era lì prima della stessa Foggia, come suggerisce la curiosa analogia tra "Foggia" e "fossa", ma questo alveare sotterraneo pieno di grano mi riporta ai tempi patriarcali, quando un arcangelo venne a mostrare a un uomo un'incredibile crescita e moltiplicazione dei figli e dei possedimenti. Nessun luogo avrebbe più diritto di essere dichiarato Monumento Nazionale. "Per favore, caro Diario, non perderti né lo scritto di Ungaretti né l'articolo di Alberto Mangano. A domani.

LA PASTIERA DI LUCA Torna all'indice

Caro Diario, oggi la nostra storia non poteva che essere dedicata a lei, sua maestà "la" pastiera. Sì, "la" pastiera, quella del grano, che per carità è giusto che ognuno abbia i suoi usi e costumi, a cominciare da mia madre Fiorentina che nel suo paese, nell'alto Casertano, la pastiera era fatta di riso, però c'è nessun paragone, è come il casatiello napoletano e il casatiello dolce, non c'è storia, ma non ditelo a Cinzia perché a Bacoli fanno proprio quello dolce. D'altronde, anche della sola voce pastiera napoletana conosco un centinaio di varianti, con più o meno cedro, acqua di fiori di campo, grano intero o passato et cevesa et cevesa, e così mi sono fatto raccontare da mio figlio Luca la sua ricetta e Lo scrivo qui, quindi forse l'anno prossimo puoi provarlo. Perché proprio quello di mio figlio Luca? Prima di tutto perché lo fa bene, perché anche se ce l'ha fatto mio figlio, io non lo mangio, e poi perché quest'anno gli ho ricordato per tempo che volevo essere messo anch'io nella lista della salute. Cosa significa? Vuol dire che ogni anno ne fa cinque o sei per amici e parenti e anche quest'anno quando gli ho detto che volevo anche la pastiera ha provato a dire che ogni anno me ne tiene una bella fetta, e quindi ho dovuto ricordargli che « je song 'o pate» e io ho una pastiera intera, e così giovedì sera me l'ha portata, e io e Cinzia l'abbiamo assaggiata venerdì, e poi gli ho scritto che era buonissima. Come si dice? Sicuramente gli sarebbe piaciuto? Immagino di sì, ma mi ha fatto la telefonata per fottermi, dalla serie "cosa hai già mangiato? Cosa gli ho risposto? Non posso scrivertelo, non è politicamente corretto, ma sappi che anche ieri abbiamo mangiato un'altra fetta heheheheh. Detto questo, ecco come si fa: «Preparate una pasta frolla con 250 g di farina, 125 g di zucchero, 125 g di burro, 1 uovo e 1 tuorlo. Lavorate lo zucchero con le uova, aggiungere il burro ammorbidito ed infine la farina setacciata.Formare l'impasto in una sfera e lasciarlo riposare in frigo.Per il ripieno, impastare mezzo chilo di ricotta con 3 uova e 3 tuorli e 450g di zucchero.Lasciare riposare in un luogo fresco per due giorni. Sciogliere mezzo chilo di grano con latte quanto basta in un pentolino e aggiungere il grano alla ricotta, 250 g di canditi qb e cannella e acqua di fiori d'arancio, sempre qb. Infine stendere la pasta in un tondo di 24 cm, versare il ripieno e ricoprire con strisce di pasta come la crostata. Cuocere per 1 ora a 170 gradi. Fare attenzione che sia dorata n marrone prima di spegnere il forno. "Questo è tutto, amico Diario, anzi no, perché devo dirti ancora che Cinzia poi il casatiello napoletano me lo ha fatto, e ci ha messo anche le 4 uova, e ieri sera non ho nemmeno aspettato che facesse raffreddare completamente e ne ho mangiata una grossa fetta.Tipo?'Na prelibatezza.

RAMEN, SOBA E UDON Torna all'indice

Caro Diario, oggi ti porto con me in Giappone, perché il fatto che i giapponesi amino il riso non significa che non abbiano niente a che fare con la pasta, che all'epoca importavano dalla Cina. In realtà sono partito dal ramen, che visto che con Luca, sì, sempre lui, quello di ieri della pastiera, tornavamo dal Giappone ogni tanto mi capita di mangiarlo, e cercando ho scoperto soba e udon, che in insomma se vai sulle pagine di Wikipedia che ti ho appena linkato puoi scoprire tante cose interessanti e magari vorrai assaggiarle. Per incoraggiarvi vi metto qui la versione napoletana (napoletana giapponese) della ricetta del ramen che prepara Luca, tratta dal nostro libro, Enakapata: Ingredienti per 8 persone: 3 patate grandi, 4 zucchine, 4 carote, 500 gr. di spinaci o bietole (secondo gusto), 1 cipolla bianca, 500 gr. Broccoli Siciliani, 500 gr. bocconcini di maiale, 350 gr. pasta all'uovo, sale alle alghe (lo trovate in un buon negozio di prodotti orientali), peperoncino in polvere. «Tagliate patate, carote e zucchine a cubetti, non troppo piccoli perché dovrete prenderli con le bacchette, la cipolla a julienne. Mettere tutte le verdure in una casseruola e aggiungere acqua fino a riempirla a metà. Cuocere a fuoco basso fino ad ottenere un brodo vegetale. Lessare i broccoli e mettere da parte. Rosolare i bocconcini di maiale in una padella aggiungendo pochissimo olio, appena saranno dorati all'esterno, unirli al brodo. Aggiungete il sale delle alghe e il peperoncino e portate il tutto a bollore. Buttate i tagliolini, qualche minuto e il ramen sarà pronto. Servire in ciotole o ciotole da brodo ben sciolto, aggiungendo come ultimo ingrediente i broccoli. Per immergersi al meglio nell'atmosfera orientale, è opportuno utilizzare le bacchette. Ma non è pesce crudo. Quindi anche forchetta e cucchiaio vanno bene. Buon appetito." Ciao amico Diario, a domani.

I MONTI FRUMENTARI Torna all'indice

Caro Diario, oggi ti racconto una cosa talmente bella che quando me l'ha raccontata Antonio «Quaglialatte» Pellegrino mi è venuto "'o fridd' ncuollo", sì, hai capito bene, mi è venuta la pelle d'oca. Allora, per prima cosa devo dirvi che potete trovare questa storia qui nella sua interezza e raccontata come si deve nel sito del Monte Frumentario, l'ultima magnifica creatura di Terra di Resilienza, cooperativa sociale di giovani cilentani che si occupa di agricoltura sociale ed ecoturismo. . Ciò premesso, aggiungo che come potete leggere anche andando sul sito «I Monti Frumentari nacquero alla fine del XV secolo come organizzazioni di mutuo soccorso per prestare grano ai contadini più poveri per la semina con un interesse minimo su prestato cibo. I contadini, costantemente afflitti da carestie e carestie, erano spesso costretti a mangiare anche ciò che doveva essere riservato alla semina e l'istituto costituiva una forma essenziale di sostentamento per molte famiglie. I Monti Frumentari sono la testimonianza delle pratiche comunitarie e solidali esistenti nel Mezzogiorno e le loro alterne fortune rispecchiano l'andamento della storia civile di questa parte d'Italia. "Ribadito che il resto si va a leggere alla fonte, che anche io mi arrabbio quando mi copiano tutto, vi anticipo solo che la cosa che mi piace molto è il fatto che nonostante mille difficoltà questa pratica meravigliosa di solidarietà e mutualismo fa non è andato perduto Perché sì amico Diario, in questi tempi così pieni di rabbia e di egoismo abbiamo bisogno di semi di solidarietà come il pane A domani.

CAMP DI GRANO 2017 Torna all'indice

Caro Diario, in attesa che arrivino alcuni racconti dalla nostra bella comunità in giro per l'Italia - ieri sera mi sono un po' arrabbiato, vedo troppa passività in giro, tutto/io quasi mi aspetta, e questo non va bene - ve lo racconto voi di Camp di Grano, che nasce come percorso verso il Palio del Grano e si trasforma dal primo anno in una straordinaria esperienza rurale al #Cip. Come si dice amico mio? "In una settimana di vita contadina in campo dove imparerete dagli antichi contadini cilentani l'arte della raccolta tradizionale e tutti i processi di lavorazione del grano fino alla molitura in mulino a pietra ad acqua, nella vicina Oasi WWF di Morigerati, e il corso di panificazione naturale con lievito madre. Un momento di laboratorio, di osservazione e sperimentazione, di esperienza e conoscenza, di scambio e apprendimento." Detto questo, sai cosa faccio, metto in fila i 5 video dello scorso anno, quello dei cinque RE: Residenza, Resistenza, Restanza, Resilienza e Relazione. Guarda con calma tutti e cinque, che ti assicuro che ne vale la pena. Ci vediamo domani.

LA TERRA MI CONSERVA Torna all'indice

Caro Diario, oggi ti racconto una cosa troppo bella che si fa il 24 e 25 aprile 2018 nel Centro Storico di Atena Lucana, si chiama La terra mi tiene, da un verso di una meravigliosa poesia di Rocco Scotellaro che trovi sul posto. Come si può leggere dalla foto, La Terra Tiene non è un evento e nemmeno una manifestazione, è una festa di persone libere. "Continuiamo la nostra resistenza e ancora una volta diamo vita ai vecchi forni nel centro storico di Atena Lucana con gli amici che verranno con il loro grano e le loro braccia a fare il pane".

Come si dice amico diario? "C'è profumo di pane e di libertà nella nostra terra" è un pensiero di straordinaria forza? Sono d'accordo non una ma mille volte con te. I forni di Atena Lucana che si aprono al cumpari e al grano che diventa pane e quindi libertà sono allo stesso tempo esempio, messaggio e possibilità di condivisione e moltiplicazione. Sì, caro Diario, oggi sono troppo felice di dirti questo, e anche di dirti che ad Atena Lucana ci sarà anche il Forno delle Meraviglie di Vincenzo Bardascino, ricordi?, te l'avevo detto qui. La foto, che ho "rubato" alla pagina social de La Terra mi tiene, è accompagnata da queste parole che mi fa piacere condividere con voi: «Allora questo è il forno delle meraviglie. Poesia, prelibatezze e la gioia di stare insieme. Il maestro fornaio Vincenzo Bardascino ei suoi aiutanti: Angelo Tempadelfico Avagliano, Michele Sica bosconauta, e la maestra d'arte Donatella. " Ci vediamo domani.

ODE AL PANE Torna all'indice

Caro Diario, oggi il mio amico Giovanni mi ha scritto e mi ha fatto una bella risata perché mi ha detto che ieri sera a tavola raccontava che ero arrabbiato perché sono troppo poche le persone che mi stanno aiutando a raccogliere queste storie sul grano quando il figlio Antonio gli ha raccontato che a scuola - il ragazzo è in terza media - il prof. in italiano gli fece leggere una poesia di Pablo Neruda dal titolo Ode al Pane. Giovanni mi ha chiesto se la conoscevo e quando ho risposto di no me l'ha mandato, dopo di che gli ho telefonato, ho lasciato passare Antonio, l'ho ringraziato, gli ho detto che mi piaceva tanto la poesia e che l'avrei condivisa con te. Ci vediamo domani.

Ode al pane Pane, con farina, acqua e fuoco ti alzi. Spesse e leggere, piegate e tonde, riproducono il grembo materno, germinazione terrestre equinoziale. Pane, come sei facile e profondo: nel vassoio bianco del forno le tue file si allungano come utensili, piatti o lenzuola, e all'improvviso, l'onda della vita, congiunzione di germe e fuoco, cresce, cresce improvvisamente come i fianchi, la bocca , i seni, le colline della terra, la vite, il calore sale, la pienezza ti inonda, il vento della fecondità, e poi l'oro del tuo colore rimane fisso, e quando le tue piccole pance rimasero impregnate, la cicatrice scura lasciò la sua bruciatura in tutto il tuo sistema emisferico dorato. Ora, intatto, sei l'azione di un uomo, un miracolo ripetuto, la volontà di vita. O pane di ogni bocca, non ti pregheremo, noi uomini non siamo mendicanti di vaghe divinità o angeli oscuri: del mare e della terra faremo il pane, semineremo il grano sulla terra e sui pianeti, il pane di ogni bocca, di ogni uomo, ogni giorno, arriverà perché siamo andati a seminarlo e a produrlo, non per un uomo solo ma per tutti, pane, pane per tutti i popoli e con esso ciò che ha forma e sapore di pane che distribuiremo: la terra, la bellezza, l'amore, tutto ha il sapore del pane, della pagnotta, della germinazione della farina, tutto è nato per essere condiviso, per essere donato, per moltiplicarsi. Per questo, pane, se fuggi dalla casa dell'uomo, se ti nascondono, ti rinnegano, se l'avaro ti prostituisce, se il ricco ti depreda, se il grano non cerca il solco e la terra, il pane, noi non pregherà. pane, non imploreremo, combatteremo per te con altri uomini, con tutti gli affamati, per ogni fiume e aria andremo a cercarti, tutta la terra la divideremo perché tu possa germogliare, e con noi il la terra andrà avanti: acqua, fuoco, l'uomo combatterà con noi. Andremo avanti coronati di spighe, conquistando terra e pane per tutti, e allora anche la vita avrà forma di pane, sarà semplice e profonda, innumerevole e pura. Tutti gli esseri avranno diritto alla terra e alla vita, e così il pane di domani sarà il pane sacro e consacrato di ogni bocca, perché sarà il prodotto della più lunga e dura lotta umana. La vittoria terrena non ha ali: ha il pane sulle spalle, e vola potente, liberando la terra come un forno portato in giro dal vento. Pablo Neruda, Odi elementari, 1954

CHIUSO PER FERIE FINO A DOMANI Torna all'indice

Caro Diario, grazie per il tuo messaggio, mi hai regalato un sorriso di cui avevo proprio bisogno. Sai, non mi piace lamentarmi, ma dopo un mese questo è il terzo giorno che non pubblico la storia del grano e, a parte te, nessuno se ne è accorto. Come si dice? Jepis aveva detto che era meglio pubblicarne solo un paio a settimana? Mi dispiace ma continuo a non essere d'accordo. Come ho scritto più volte, lo scopo per cui ho iniziato questa avventura non era e continua ad essere non quello di dimostrare che posso raccontare o trovare 30 o 100 belle storie sul grano, ma creare una narrazione collettiva, tante storie a più teste , più mani e più cuori, con più lingue e più media, intorno al grano e al pane. Questo è quello che vorrei fare, raccogliere storie dalla nostra bellissima community e pubblicarle. Come si dice? Forse dovrei prendere atto della realtà delle cose? Forse, ma per ora preferisco continuare a sperimentare una possibilità, e se non arriva nessuno domani ricomincio, e vado avanti per almeno un'altra settimana, dopodiché vedremo cosa succede. Come si dice? Se i narratori si moltiplicano, continuiamo, altrimenti ci fermiamo? Potrebbe essere ma anche no, ad esempio potrei ritagliarmi esclusivamente il ruolo di animatore e se e quando avrò delle storie le pubblicherò, senza metterci nulla di mio. Tuttavia, c'è tempo. Ci vediamo domani.

LA BIBLIOTECA DEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, come promesso, sono tornato qui per raccontarti una delle più belle esperienze sul grano che io conosca, la biblioteca del grano. Leggi qui cosa scrivono i miei amici del #Cip che sono anche gli ideatori di questa splendida iniziativa: «Abbiamo pensato di fare attenzione ai grani locali come se fossimo davanti ad affreschi che raccontano un pezzo della nostra storia. Un'opera di recupero e cura che considera il seme come processo culturale e colturale e che sostiene la biodiversità come fatto fondamentale. È così che nel 2008 abbiamo iniziato a seminare i grani tradizionali nella zona di gara del Palio del Grano. La "Ianculidda" e la "Russulidda" sono così tornate a rinascere a Caselle in Pittari e negli anni il percorso di recupero ha visto anche nel nostro campo la "Risciola", la "Saraodda", la "Solina", la "Trimunia" e il "Senatore Cappelli". "Ah, devo dirvi ancora due cose prima di salutarvi. La prima è che attualmente nella biblioteca del grano sono raccolte oltre 70 diverse varietà di cereali. La seconda è che la ProLoco di Caselle in Pittari, l'Associazione Terra Madre e la L'Istituto Comprensivo di Caselle in Pittari partecipa a questo progetto.Come si dice amico Diario,è tutto bello?Sono d'accordo,a domani.

LA TRESCA Torna all'indice

Caro Diario, mi ha scritto Veronica Testa, che domenica ha raccolto la testimonianza di suo padre riguardo La Tresca, un antico evento che si svolge a Carovilli, in provincia di Isernia. Sì, sono molto felice amico Diario, vorrei che ci fosse una storia così ogni giorno, quando parlo di narrazione partecipata parlo di questo, ma ora vi lascio alla storia di Veronica e di suo padre Antonino, che viene però chiamato da tutti in paese Tex. «Caro professore, come d'accordo, riassumerò quello che mi ha detto mio padre. Così, la nostra antica tradizione sul grano si chiama "La Tresca", e ovviamente non è intesa come, per significato etimologico, una danza con movimento delle mani o dei piedi, né come una relazione amorosa illegale. La Tresca nella nostra storia va intesa come "la trebbiatura dei cereali dei buoi o dei cavalli sull'aia". Già molti anni fa, la penultima domenica di agosto, in località S. Domenico, a Carovilli, veniva organizzata questa manifestazione. Proprio a San Domenico, su una collina, c'è una piccola chiesa situata sul tratturello che collega il tratturo Castel di Sangro/Lucera e il tratturo Celano/Foggia, praticamente a poche centinaia di metri dal paese di Carovilli che ben conoscete. L'evento, mi scusi, non so se è corretto chiamarlo così ma non mi viene in mente un altro termine, era un modo per ringraziare la Madonna Incoronata per il raccolto fatto durante l'anno. I covoni che servivano per realizzare questa iniziativa erano offerti dai contadini e per tutti c'era del vino gratis, che anche come sapete nel nostro paese ci piace non perdere. Dopo un periodo in cui per vari motivi era stata interrotta, circa 40 anni fa un gruppo di amici ha deciso di far rivivere questa tradizionale festa, che da allora in poi si ripeterà ogni anno, sempre la penultima domenica di agosto. Più precisamente, "La Tresca" consiste nella rievocazione dei gesti e dei modi che un tempo si usavano per estrarre il chicco di grano dalla spiga o dai cereali in genere, praticamente trebbiando l'aia, stendendo i covoni sull'aia pavimento, trebbiatura con animali idonei e addestrati. Le operazioni si svolgono più o meno in questo modo: 1. al centro dell'aia si conoscono i covoni, creando un enorme cerchio dove i cavalli sono fatti girare a turno; 2. poi, con le forchette, viene lanciata in aria la paglia che, portata via dal vento, lascia a terra il chicco di grano, che viene poi raccolto in sacchi successivamente venduti all'asta. 3. il ricavato viene devoluto al partito. Beh, più o meno questo è il succo, aggiungo solo che ormai "La Tresca" è diventato un appuntamento imperdibile per grandi e piccini, che in quel giorno ci sono le creme con piatti tipici della tradizione, vino per tutti, musica e balli su l'aia, antichi giochi popolari e tanto altro. Prossimamente. Veronica"

LA FESTA DEL GRANO DI FOGLIANISE Torna all'indice

Caro Diario, sempre dalla serie Feste del Grano, oggi parlo di quella di Foglianise, in provincia di Benevento. Ho pescato anche questo su Wikipedia, come sempre prezioso in questi casi, e vi consiglio di cliccare sulla pagina Festa del Grano di Foglianise per avere un'idea davvero precisa di quanto sia antica questa festa che alcuni riconducono al culto di San Rocco , intorno al 1700, ed altri, soprattutto sociologi, antropologi e simili, ad una tradizione pagana molto più antica, fermo restando che attualmente la Festa del Grano è strettamente legata alla Festa di San Rocco. Per oggi è tutto, vi lascio al piacere della lettura, mi raccomando, non perdetevi questa bella storia, troverete anche delle belle foto dei carri del grano. A proposito, puoi trovare molte altre foto sui carri del grano qui, mentre la foto che vedi sotto è presa dal sito della Pro Loco Telesia. Ci vediamo domani.

CEREALI SANI Torna all'indice

Caro Diario, con qualche ora di ritardo ma ci sono, con una bella storia cantata che mi è stata segnalata ieri sera da Jepis, che se solo avessi potuto accorgermene avrei evitato anche il ritardo. La canzone si chiama Grani Sani ed è tratta da "Fatti di Terra", LP di Giana Guaiana e Pippo Barrile, la vedete nel video, vi consiglio di non perderla, la musica è bella e belle anche le parole , che la dicono lunga sul fatto che come noi umani siamo bravi a complicarci la vita partendo da cose veramente essenziali come il pane, e aggiungo acqua senza dire nulla di originale. Vi lascio anticipando che le riprese sono avvenute tra luglio e settembre 2017 in provincia di Agrigento e Palermo e che il gruppo è composto da: Giana Guaiana: voce, ukulele; Pippo Barrile: voce, chitarra; Peppe Corsale: chitarra, tastiere, campionatore; Rosario Saladino: basso elettrico; Nino Lala: batteria. Le parole le trovate nel commento al video su Youtube.

GROW UP GRANU GROW Torna all'indice

Caro Diario, domani è solo un mese che non ti racconterò storie di grano, ma sono tornato alla grande, con il video che lancia la X IV edizione del Palio e del Campo di Grano. Per il resto vi devo dire, la notte dell'opera narrata prima 2018 e le mie Novelle Artigiane poi mi hanno tenuto un po' lontano, ma state tranquilli che non abbandoniamo questo chicco di grano, non esiste, è troppo bello . E poi grazie alla nostra serata sono arrivati ​​alcuni nuovi amici che secondo me ci danno una mano. Torno appena posso.

MARE DI GRANO Torna all'indice

Caro Diario, Il Mare di Grano di cui parlo oggi è un film di Fabrizo Guarducci con Ornella Muti, Ricardo Maria Chirica, Jessica Barlacchi, Elia Scolari, Sebastiano Somma, Paolo Hendel, Francesco Ciampi, Giacomo Valenti, Alessandro Paci, Sergio Forconi, Simona Borioni, Donatella Pompadour, Gabriele De Pascali e Ivo Romagnoli, prima guardate il trailer per farvi un'idea.

I motivi per cui ve lo propongo sono essenzialmente tre: il primo sta nel titolo, che dice esso stesso un mondo; i secondi sono nei bellissimi campi di grano che i 3 piccoli protagonisti attraversano in compagnia della loro papera, potete vedere un esempio nella locandina del film che ho messo alla fine; la terza, la più importante di tutte, in questo momento in particolare nel nostro Paese, è la storia del bambino straniero senza famiglia raccontata nel film, che in realtà non ho ancora visto, ma spero di riprendermi presto, sono stato stregato dalla sinossi del film e da questa frase: Adam: "e perché la gente fa la guerra?" Mi riferisco: “perché non si conoscono”. Fino alla prossima volta. Il campo del grano e il palio del grano 2018 si avvicinano, mi aspetto di tornare presto.

L'ACQUA DI GIUGNO Torna all'indice

Caro Diario, è successo venerdì scorso, mentre con Giuseppe Jepis Rivello e Antonio Torre eravamo intenti a fare quello che ti ho detto qui. Avevamo appena finito di girare i tre video quando un violento acquazzone ha colpito Caselle a Pittari. Mentre riportavamo velocemente tutta l'attrezzatura in bottega, jepis se ne esce con "l'acqua ri giugnu arruina 'u munnu", l'acqua di giugno rovina il mondo, a significare i danni che le tempeste improvvise e violentissime di questo periodo fanno provocare alle culture. Come potete immaginare, ho pensato subito al grano, alla pioggia che lo tenta, alle piante che si spezzano, e insomma ho pensato che anche il grano - tra piogge di giugno, cinghiali e tutto il resto - ha una vita bella e complicata . 'Ho detto a Jepis e Antonio, e abbiamo sorriso. Non so, non vorrei essere troppo pesante, ma se quando mangiamo un piatto di pasta o mangiamo un boccone di pane abbiamo in mente tutto il lavoro che c'è - dal campo, al mulino , al fornaio - prima che arrivi forse lo gusteremmo di più, capiremmo sicuramente meglio il valore di ciò che stiamo mangiando. Perché ci torniamo sempre amico mio, dietro tutto quello che usiamo, qualunque cosa, c'è il lavoro di qualcuno che l'ha pensato, raccolto, fatto, venduto, il mago non viene e compare puff, il pane, o il frigorifero o il telefono cellulare. Va bene, la smetto, ma l'importante è non perdere mai di vista il valore del lavoro, perché altrimenti si perde uno dei grandi significati della vita, almeno secondo me. Fino alla prossima volta.

TAPPICKLE DI NELLY Torna all'indice

Caro Diario, mi piace molto la storia che ti racconto oggi, chissà se Jepis la conosce, io no, ma avevo il libro in cui è raccontata, Racconti fantastici dell'Ottocento, a cura di Italo Calvino, Oscar Mondadori , e con l'aiuto di Mr. Google l'ho trovato. L'autore del racconto in questione è Philarète Chasles, il titolo è L'occhio senza palpebra, e ad un certo punto ho letto questo: l'eco di quel suono si è diffuso lontano. Tutti avevano bevuto molto. Era giunto il momento dei soliti riti scaramantici. Tutti tranne Muirland si alzarono. "Cerchiamo il kail", gridavano, "cerchiamo il kail". Giovani uomini e donne sparsi nei campi e tornati di tanto in tanto, portando ciascuno una radice strappata dalla terra: il kail. Devi estirpare la prima pianta che appare sotto i tuoi passi; se la radice è diritta, tua moglie o tuo marito sarà ben costruito e amabile; se la radice è storta sposerai qualcuno dall'aspetto sgradevole. Se qualche terra resta attaccata ai filamenti, avrai un matrimonio fecondo e felice; se la radice è liscia e sottile, il matrimonio non durerà a lungo. Immaginate gli scoppi di risa, il clamore allegro, gli scherzi campestri a cui davano luogo queste ricerche coniugali; ci siamo spinti, ci siamo appoggiati gli uni agli altri, abbiamo confrontato i risultati della ricerca; anche i bambini più piccoli avevano le loro radici. "Povero Will Haverel!" esclamò Muirland, guardando la radice nella mano di un giovane. “Tua moglie sarà maltrattata; la radice che hai trovato assomiglia alla mia coda di maiale. "Allora si sedettero tutti intorno, e ciascuno gustava la radice: una radice amara indica un marito cattivo, una dolce un marito imbecille; se la radice è profumata, lo sposo sarà di buon umore. Questa grande cerimonia fu seguita da quella della spilla. Le ragazze, bendate, vanno a cogliere tre spighe. Se a una delle tre manca il chicco che corona la spiga, nessuno dubita che il futuro marito della giovane contadina le debba perdonare una debolezza commessa prima del matrimonio. O Nelly! Nelly! A tutte e tre le tue orecchie mancava il loro batticuore, e non ti sono risparmiate le battute. […] Cosa posso dirti amico mio Diario, questa parte delle tradizioni legate alla terra e al grano ha fatto io impazzisco, e appena vado a Caselle devo chiedere se ci sono tradizioni simili anche lì, perché in caso volessi raccontarle. Anzi, perché aspettare di andare a Caselle? Ho tanti modi per chiedere a Jepis, Lo faccio oggi e ti farò sapere.

ELOGIO DELLE ERBE Torna all'indice

Caro Diario, non è che io voglia fare il contrario, che anche Quaglialatte, Jepis e gli amici di Caselle si arrabbino con me, ma vorrei dire una parola a favore delle erbacce. Come si dice amico diario? Se sono pazzo così, ti arrabbi anche tu? Aspetta, mi spiego, non prenderla alla lettera, perché ovviamente non mi riferisco alla pianta in sé, il Lolium temulentum, la pula cattiva, che so bene che fa male al grano, diciamo che la mia è un modo figurato per dirvi che intendo ragionare intorno al concetto, all'idea, perché a volte siamo troppo precipitosi nel dividere il bene dal male, e questa fretta spesso ci porta ad essere troppo intransigenti in teoria e con gli altri, e troppo benevolo nella pratica e con noi stessi. Guarda, io faccio così, parto proprio da Matteo 13, 24 - 30 e da un articolo del biblista Silvano Fausti di qualche anno fa su Linkiesta

Ecco, senza dilungarci troppo, una storia che mi dice solo che il Diavolo va a mettere le zizzanie nel campo di grano e che dobbiamo farle crescere insieme al grano perché al momento del raccolto sapremo chi è il grano ( e va in paradiso) e chi è zizzania (e va all'inferno) non mi convince. Non è vero che Dio è il Signore e Creatore di tutte le cose in Cielo e in Terra? E non è dunque Lui che ha anche creato la zizzania? E se lo ha fatto, ci deve essere un motivo o no? Come si dice? Che c'entro io con questi discorsi visto che sono ateo? Scusa amico Diario, il fatto che io sia ateo non c'entra niente, mi pongo alcune domande da un punto di vista umano, non religioso, e quindi anche io ho il diritto di riflettere per dire, ad esempio, che secondo me il significato della parabola è che il buono e il cattivo, il giorno e la notte, il bello e il brutto sono intrinsecamente parte di noi, e che probabilmente le erbacce - sempre in un senso figurato - non sono lì per caso, vogliono suggerire qualcosa, così come Giuda vuole suggerire qualcosa, perché come racconta il grande Borges in Tre versioni di Giuda senza il Traditore non c'è sacrificio di Gesù in Croce e quindi non c'è non c'è possibilità per l'uomo di salvarsi secondo il cristianesimo. In definitiva quello che voglio dire, caro Diario, è che oggi più che mai dovremmo imparare a guardare le cose oltre le apparenze, dovremmo prenderci il tempo per pensarci. Non so se in questo modo torniamo a dare valore a Giuda e alla zizzania, forse sì e forse no; certo, soprattutto se guardiamo oltre e ci pensiamo ogni giorno, senza aspettare il giudizio universale, scopriamo che c'è un modo più bello di essere uomini e donne. Sì, direi che è quello che penso. Lunga vita alle erbacce, in senso figurato, ovviamente.

Caro Diario, ci siamo, domenica 8 luglio si parte con il Camp di Grano e la domenica successiva, 15, c'è il Palio. Quello di oggi è un po' il passaggio del testimone, sto per iniziare la nuova storia che ha come titolo Criscimu, che è il claim del Campo e del Palio di quest'anno, Crisci pani, crisci furnu, crisci tuttu lu munno. Ci vediamo lì a breve.

SEMINA Torna all'indice

Caro Diario, ricominciamo tutto da capo, perché se non lo semini ora, non potrai tagliare il grano a luglio per fare il Palio. Per ora vi lascio solo il link al video e alla foto con il post di Jepis Bottega, ma ho intenzione di tornare molto presto.

«Da tempo esiste un gruppo di lavoro creativo chiamato #VirimuFacimu che si riunisce in Bottega e che si occupa della produzione dei video del Palio del Grano e del #Campdigrano. Hai già incontrato questi ragazzi qui! La produzione di contenuti di valore, nella propria terra e per la propria terra, fa parte del loro percorso di vita e consapevolezza, e questo ci riempie di gioia! Vi ricordiamo chi sono: Antonio Croccia, Piermichele Barbella, Gabriele Pellegrino, Michele Soria con la voce Giovani; Gaetano Barbella, Giuseppe Cacetta Pellegrino, Antonio Torre e Giuseppe Jepis Rivello con la voce Young inside. Questo è #CreaRaccontaRicrea. "

Caro Diario, da venerdì 18 a domenica 20 gennaio a Benevento, alla Rocca dei Rettori c'è Sementia. Un paio di settimane fa Mimmo Pontillo, che fa parte del Comitato Direttivo Regionale Slow Food Campania e Basilicata, mi ha chiamato per invitarmi a partecipare ad una delle tante belle iniziative che si terranno durante la manifestazione, che quando avrete qualche minuti clicca qui che trovi il programma completo. Certo avrei detto sì al mio amico Mimmo a prescindere, ma immagina quanto sono stato felice quando mi ha detto che avrei trovato Giuseppe Savino, Dario Marino e Antonio Tubelli, che anche i primi due sono cari amici e il terzo è un maestro di cucina e saggezza con cui ho condiviso almeno tre vite. Niente, volevo dirti, perché il titolo del mio intervento è "Racconti di grano", e quindi parlerò anche di te. Succede venerdì prossimo alle 18, tra sabato e domenica vi prometto che vi racconterò tutto, quindi restate sintonizzati.

Il SILLABARIO Torna all'indice

Caro Diario, ho trovato un vecchio post di giugno 2013 con una bella idea, volevo definire le parole del grano e creare un sillabario, solo che l'idea è rimasta tale e non sono riuscita a realizzarla. Ho pensato di riproporlo qui, anche solo per aggiungere qualche parola in più, chissà che prima o poi qualcuno ci entrerà e il sillabario del grano se ne rende davvero conto.

A come Acqua, Alfabetizzazione, Alimentazione, Architettura, Artigiano, Asino, Strumenti B come Biblioteca, Bosco C come Campo, Caselle in Pittari, Comunità, Condivisione, Contadino, Creatività, Cultura, Cuore D come Daimon, Donna E come EcoMerenda. F come Fare G come Grano H come Homo faber Mi piace Ianculidda, Identità, Innovazione L come Laboratorio, Lavoro, Ben fatto M come Mani, Maestro, Memoria, Raccolto, Macinazione N come Narrare O come Oasi P come Paglia, Palio, Pane, Partecipare, Pensare, Pisatura, Pro Loco Q come Qualità R come Relazione, Residenza, Resilienza, Resistenza, Restanza, Rione, Rurale, Russulidda. S come Conoscenza, Seme, Sociale, Società, Sperimentazione, Sterco, Studio T come Tablet, Tarantella, Teatro, Tecnologia, Terra, Testa, Ritorno U come Partecipa, Uomo V come Vita W come Laboratorio Z come Zappa, Zolla

PANE GRATIS Torna all'indice

Caro Diario, questa volta qui me la cavo con un link, ti ​​porta al bellissimo post di Giuseppe Jepis Rivello su Storie di Bottega, c'è anche un bellissimo videoracconto, non ho bisogno di dirti che vale la pena vederlo, tu sapere come funziona Jepis. Buona visione.

PENSANDO AL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, con Antonella Petitti ci siamo incontrati per la prima volta dieci giorni fa da Michele Croccia, gli ho chiesto di raccontarmi un po' della sua vita di foodtroter, come ama definirsi, e del suo blog, rosmarinonews.it, dopo che abbiamo continuato a comunicare sui social finché stamattina ho trovato questo suo messaggio in chat: “Buongiorno Vincenzo, ho dato un'occhiata a Le storie di grano. Per me il grano è sinonimo di vita e identità. Ho scritto molte poesie a lui dedicate negli anni passati e ieri sera "pensando al grano" mi sono venute in mente alcune riflessioni a metà tra poesia e racconto. Ho pensato di condividerli, come piacciono a te, cosa faccio, te li mando? Buona giornata." Quello che ho risposto potete immaginarlo da voi, quindi eccola qui Antonella con la sua poesia/racconto accompagnata da foto e anche un video, appena lo carica su youtube lo condivido. A presto.

PENSANDO AD ANTONELLA PETITTI GRANO

io sono il grano. Era lì da quando ho iniziato a guardare fuori dalla finestra della mia camera da letto. È stato il primo mondo che ho sbirciato, che ho potuto osservare, che è diventato un maestro di vita. La casa dei miei genitori, la precedente, era proprio in mezzo al paese. E quel paese, nel cuore del Tavoliere delle Puglie, ha la forma di una donna sdraiata su un fianco. Penso che si sia sempre riposato, il mio paese mi ha sempre dato la sensazione di qualcuno mezzo addormentato. E così, da quel veicolo, ho guardato le distese dei campi, guardandoli da un lato. Il grano mi ha insegnato il ciclo della vita, mi ha fatto capire che il cambiamento è bello e funzionale alla crescita, che ogni periodo ha il suo colore e che c'è sempre un momento in cui hai terminato il tuo percorso e devi fare spazio. Per anni, termini come "raccolto" o "maggese" sono stati sinonimi delle nostre piccole cose. Quando è stato il momento di mietere significava che abbiamo raccolto i frutti del nostro impegno, quando abbiamo perso tempo (o non abbiamo rispettato i nostri doveri) abbiamo fatto 'majes' (cioè abbiamo saltato un anno per far riposare il terreno , ma non abbiamo raccolto nulla). Il grano mi ha insegnato la bellezza della natura (è sempre il mio termine di paragone quando i miei occhi si perdono negli orizzonti), il grano mi ha insegnato che c'è un tempo per ogni cosa e che bisogna saper aspettare. Il suo odore, quello di quando è bagnato o quando viene raccolto è tenuto nei sacchi, mi segue. A volte mi accompagna. Il grano è il punto di partenza del cibo che più di ogni altro mi conforta e mi affascina: il pane. Il grano è poesia. La mia da ragazza, la mia capacità di guardare negli occhi gli altri. Il grano era la mia vista sul mare, con il vento che lo muoveva nelle afose giornate estive vivevo miraggi, allenavo la mia fantasia. Non c'è niente che per me significhi radici più di quei campi di grano che appaiono e scompaiono con le stagioni, con gli anni. Non c'è niente più di lui che mi dà una sottile, dolcissima malinconia di cose perdute, forse mai avute. Il grano sono io che nasco, cresco, maturo, muoio per una giusta causa. Sono io che devo rifare tutto, tutto il ciclo. Perché c'è sempre qualcos'altro da capire, da provare, da attraversare, da sperimentare. Finché possiamo, ripartiamo. Il grano lo fa sempre.

Post Scriptum Caro Diario, come ti avevo annunciato Antonella mi ha inviato il link al video, sono venti secondi di vento e grano che mi hanno fatto riflettere, poi te lo dico.

LA BIBLIOTECA ANCORA GRANO Torna all'indice

Caro Diario, il prossimo 29 e 30 giugno al #Cip, Caselle in Pittari per chi arriva da un altro mondo, tante belle teste si ritrovano per parlare e lavorare su "Le conoscenze, le pratiche e la biodiversità necessarie per il nostro futuro". Come si dice caro Diario? Cos'è la Biblioteca del Grano? Faccio loro dire: “un campo sperimentale in cui coltiviamo, in piccoli appezzamenti, diverse varietà di grano. Al suo interno vengono riprodotte annualmente molte varietà e popolazioni locali, varietà provenienti da altri territori, cereali moderni e miscele. Abbiamo interpretato la terra come le vetrine di una biblioteca in cui organizzare e catalogare le conoscenze che in questo caso sono i semi. "Cosa? Ti sembra troppo bello? Anch'io, e non ti dirò quanto è bello il video in cui Antonio Pellegrino e Rossella Torre presentano la Biblioteca del Grano 2019 e il percorso di ricerca ad essa connesso. Buona visione.

L'ARIA È CAMBIATA, di ANTONIO PELLEGRINO Torna all'indice

EDGAR MORIN E LA POESIA DEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, Matteo Bellegoni mi ha scritto che sta leggendo un buon libro e ha incontrato il grano, ma insomma, ora senza tardare, gli passo la parola che è meglio.

"Caro Vincenzo, sto leggendo Insegnare a vivere di Edgar Morin e ho trovato qualcosa che credo ti piacerà molto, te lo dirò prima di tutto con le sue parole:" Come abbiamo già indicato, la vita è un tessuto che si intreccia o alterna prosa e poesia. Possiamo definire in prosa i vincoli pratici, tecnici, materiali che sono necessari per l'esistenza. Possiamo definire la poesia come ciò che ci mette in un secondo stato: prima di tutto la poesia stessa, la musica, la danza, il divertimento e, naturalmente, l'amore. Prosa e poesia erano strettamente intrecciate nelle società arcaiche. Ad esempio, prima di partire per una spedizione o al momento del raccolto c'erano danze, canti, tutto questo faceva parte dei riti. Siamo in una società che tende evidentemente a separare prosa e poesia e una grande offensiva prosa è legata alla grande offensiva tecnica, fredda, meccanica, a tempo, dove tutto si paga, tutto si monetizza. La poesia, ovviamente, cerca di difendersi negli amori, nelle amicizie, nei fervori. La poesia è estetica, è godimento, è amore, è vita in contrasto con la sopravvivenza! “Insomma, le parole di Morin mettono in relazione prosa dialettica e poesia come capacità di sopravvivere (prosa) e di vivere (poesia) e il suo riferimento al grano mi ha fatto ripensare ai tuoi racconti sul #Cip, sul Palio del Grano e sul Campo di Grano. mi sembra chiaro che il grano sia anche una questione di sopravvivenza, si intreccia con tecniche di produzione che tendono a massimizzare la produzione di un alimento che, più di altri, fin dall'antichità, rappresenta una fonte essenziale di sopravvivenza per una comunità. , come ha implicitamente ricordato Morin nelle sue parole, rappresenta anche una fonte di vita.Le danze, i canti, i riti celebrati al momento della mietitura mettono in evidenza la necessità di andare oltre la funzione della sopravvivenza e celebrare la vita attraverso la poesia del vivere. stesse pagine Morin arriva ad una sorta di conclusione: "Non c'è passione senza ragione, ma non c'è ragione senza passione". discutere in questi In poche parole, il grano rappresenta una fonte di vita e non solo di sopravvivenza, è fondamentale celebrare la sua poesia collettivamente. "

CAMP e PALIO DEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, ieri è stato invece pubblicato il programma definitivo, perché al #Cip tutto cambia, proprio come in fisica, chimica e filosofia, ancor di più quest'anno che l'aria è cambiata. Detto questo per me questa che porta alla X 5 edizione del Palio del Grano è la settimana più bella dell'anno, che arrivo a Caselle martedì sera e che conto le ore, aggiungo che una delle cose che mi bisogna fare al più presto è parlare con Michele Croccia. Sì, va bene amico Diario, tieni duro, questa non è una novità, ma questa volta sì, perché mi ha coinvolto in una delle bellissime iniziative che si svolgeranno giovedì 18, si chiama "La buona novella della pizza Franceschina", e ha come sottotitolo “Miscela di acqua, farina e parole”. Come si dice caro Diario? Dov'è il problema? Il problema è nella promessa che Michele mi ha fatto quando me l'ha offerta, ricordo bene cosa mi ha detto, perché ero davvero emozionata, “Vincenzo voglio che tu faccia la pizza con me”. Me l'ha detto lui e io voglio fare quello che voglio, pizza, poi se ti serve l'impasto anche le parole, ma prima arriva l'acqua, la farina e tutto il resto, e devo dirglielo a Michele, perché mi ha dato un'opportunità, e non intendo in alcun modo lasciarmi sfuggire. Dice ma tu mò una volta che fai la pizza vuoi imparare a fare la pizza? Sì! Ma no, mi aspetto che venerdì sappia fare la pizza, ma mi aspetto che, come diceva mio padre, impari il principio, l'approccio, che poi magari dovrò rifarla altre 749 volte prima di farla bene, ma prima o poi ci riesco, perché ora grazie a Michele ho un altro importante scopo nella vita, mangiare una pizza Franceschina come dovrebbe essere fatta da me. Ti farò sapere.

MITI E LEGGENDE DI UNA CHIAVE DI GRANO Torna all'indice

Caro Diario, è passato un po' di tempo da quando ti ho scritto l'ultima volta, era luglio dell'anno scorso, ma mi piace molto questa idea qui delle storie di grano, e non ho intenzione di fermarmi. Oggi vi segnalo un articolo che mi è piaciuto molto di Oscar Grillo, che ancora non ho il piacere di conoscere, si chiama Miti e leggende di un chicco di grano e l'ho trovato sulle pagine del Centro Conservazione Biodiversità del Università degli Studi di Cagliari. Mentre leggete l'articolo, invito gli amici del #lavorobenfatto ad inviare racconti, aneddoti, racconti, ricordi, link che abbiano come tema il grano. Come si fa? È facile, basta scrivere a partecipat@lavorobenfatto.org. Fino alla prossima volta.

LA FILIERA CORTA DI PIERPAOLO SALAMONE Torna all'indice

Caro Diario, ieri sera a Jepis Bottega Pierpaolo Salamone ha condiviso il lavoro di ricerca che ha svolto per la sua tesi specialistica in Economia. Il titolo è Filiera corta: creare nuove opportunità rafforzando le reti alimentari locali; alcune delle cose accadute ieri, alcune delle cose accadute ieri e l'abstract della tesi si possono trovare qui. La filiera, come puoi immaginare, è quella del grano, e l'occasione mi sembra quella giusta per anticipare due cose che trovi nella pagina che ti ho indicato, la prima è stata detta da Pierpaolo Salamone e l'altra è stata scritta di Giuseppe Jepis Rivello. Pierpaolo: Per me è stato un momento di riflessione sull'opera e sui suoi possibili sviluppi futuri. Parlo invece di attori economici, ho cercato di offrire loro una lettura economica dell'attività che stanno svolgendo. L'obiettivo di oggi era mescolare i dati della ricerca con la testimonianza diretta degli imprenditori coinvolti nella filiera per far nascere nuove idee e stimolare ulteriormente le attività esistenti. Credo che l'obiettivo sia stato raggiunto, ma saranno i futuri sviluppi del lavoro e della filiera a dirci la qualità di quanto abbiamo seminato oggi in Bottega. Giuseppe: Uno dei compiti di questa bottega è sostenere il percorso dei talenti della nostra terra. Soprattutto quando i corsi di studio vertono su temi che riguardano il nostro territorio dobbiamo attivare processi in cui il valore diventa condiviso.

Un'ultima cosa prima di salutare il mio amico Diario: se Pierpalo non ha nulla in contrario, vorrei pubblicare il .pdf completo del suo lavoro qui su #Lavorobenfatto, per chi volesse approfondire o saperne di più. Ecco, ora è tutto, buona lettura e buona visione.

SEMINA, PISATURA E VICCI DI GIOVANNA VORIA Torna all'indice

Caro Vincenzo, parli di grano e quando sento grano e riso, torno bambino e rivivo ogni momento, dalla semina alla pisatura. A novembre si seminava il grano e accanto ad esso venivano seminati i ceci per uso familiare. Zi Giovanni, cugino di papà, è venuto ad arare la terra. Aveva una squadra affiatata che aveva allenato bene e che, oltre a dargli da vivere, erano per lui amici quotidiani, li trattava bene. A volte mi faceva salire sull'aratro mentre arava, i buoi mi portavano avanti e indietro, mi piaceva molto. Papà, con una borsa a tracolla piena di grano, seminò i grani del Cilento che ora li chiamano antichi grani autoctoni, facendo in modo che i chicchi cadessero bene tra le zolle sciolte. Abbiamo fatto colazione in campo, visto che era già inverno c'erano broccoli, frittata, salame e formaggio con pane fatto nel forno a legna con il grano dell'anno scorso. Non mancava il vino già al mattino presto. A pranzo c'era la pasta secca con la ricotta, si portava alla testa nel cuofino. L'inverno fu lungo, ma tra il freddo e la pioggia germogliava il grano. Ho visto i miei genitori osservare la nascita del grano che era diventato fili verdi come l'erba da una gemma. A marzo si faceva zappuliava, con una piccola zappa si toglieva l'erba, spostando la terra in modo da sviluppare il grano. Questo era un compito prevalentemente femminile. La sera, quando tornavano con le capre o le pecore, si facevano passare precipitosamente nel campo di grano, tagliando così un po' i fili. Era un modo per rafforzare il grano e rendere felici le capre, che restituivano il latte. A maggio la gente si mescolava, tirando con le mani l'erba nata, erano sempre le donne grandi e piccole che facevano questo lavoro. La fatica è stata alleviata da storie e canzoni. Ognuno ha cantato dal proprio campo e per tutta la valle è stato un concerto di voci e di gioia. Quando è arrivato il vento del nord sono rimasto incantato a guardare quel grano verde come un velluto che ondeggiava al vento. Poi ho sciolto i miei lunghi capelli e ho lasciato che il vento ci giocasse. A volte il vento o la pioggia danneggiavano il grano che, essendo alto, giaceva ed era difficile recuperarlo. A giugno i campi diventavano d'oro, pieni di papaveri rossi. Ero l'impiegato a far volare via i passeri con due coperchi, guai a te se ti fermavi. Dopo alcune settimane, iniziò la mietitura del grano. Uomini e donne muniti di falci e di ditali di canna che si mettevano alle dita per non tagliarsi, iniziavano cantando e ridendo la mietitura del grano. Ero felice, perché i campi di grano mi rendevano felice, perché mia madre tornava dalle risaie, nel periodo dalla raccolta alla pisatura e poi si mangiava bene. Abbiamo iniziato con la colazione aprendo il capocollo e l'insalata di pomodori e le frittate. Con il primo fagotto hai fatto l'iermete e l'hai lasciato a terra. Le donne allora raccolsero questi fasci per terra e li unirono mettendoli insieme e legandoli con lo stesso grano. In questo modo diventavano rozzi e si alzavano ponendo la parte delle orecchie rivolta verso il sole. Alla fine della giornata si facevano i covoni disponendo le gregne 4 in basso, 3 in alto, 2 anche in alto e 1 in alto, mentre le donne anziane spigolavano. Con l'asino portavano il grano nell'aia e slegavano le mandrie, aprendole. I buoi cominciarono a pisciare passando la pietra che lui trascinava sul grano. A forza di rivoltare il grano si staccò dalla spiga, separandosi dalla paglia. Sono salito sulla pietra e ho guidato per un po' i grossi buoi. Dopo pranzo, l'ovest avrebbe dovuto ventilare il grano. Quando i sacchi erano pieni sapevi che il grosso lavoro era fatto. L'asino li portò poi nella cantina della casa. Papà portava il grano al mulino mentre mamma ogni settimana preparava il pane con il criscito nel forno a legna, partendo dai vicci (pane schiacciato che viene cotto prima del pane come prova del forno; poi ripieno di verdure saltate o frittata o pomodoro e olio) e pizza al pomodoro tra le più belle e dal profumo antico che ci sia.

IL MITO E I SIMBOLI DEL GRANO Torna all'indice

Caro Diario, in attesa che gli amici e gli amici di #lavorobenfatto e #lavoronarrato mi mandino i loro racconti, su Art'Empori.it ho trovato un bellissimo articolo di Franca Molinaro, si intitola Il grano: mito e simbolismo. Dalla Grande Madre ad oggi, come si legge alla fine, un'altra versione dell'articolo è stata pubblicata sulla “Rivista storica del Sannio n. 2/2012, pp. 71-148, Napoli". Come fanno le persone serie come noi, lascio il link, in questi casi l'utilizzo delle fonti è sempre la soluzione migliore. L'articolo è lungo e molto ben documentato, quando si ha un po' di tempo, se ti dico che merita puoi credermi.

LA BIBLIOTECA DEL GRANO 2020 Torna all'indice

Caro Diario, ho rubato questa storia qui da una pagina social di Monte Frumentario Terra di Resilienza, per evitare problemi, sai cosa faccio? e miscugli, che abbiamo seminato in un campo che quest'anno ha la forma di un sole: al centro i progenitori del grano e lungo i raggi le varietà che negli anni abbiamo recuperato e conservato». Sì, sì, tu leggete bene amico mio, 75 varietà di grani e miscele, non so se e dove c'è una cosa bella, chiederò a Giuesppe Jepis Rivello o, meglio ancora, ad Antonio Quaglialatte Pellegrino.Prima di salutarvi vi invito a fare un giro sulla pagina social del Monte Frumentario Terra di Resilienza, le diverse varietà vengono raccontate una alla volta, io la trovo fantastica, poi fatemi sapere cosa ne pensate.

STORIE DI DIVERSITÀ Torna all'indice

Caro Diario, per certi versi le storie che ti racconto oggi, Storie di Diversità, sono uno spin-off della Biblioteca del Grano, una serie di interviste/racconti nate su iniziativa di Monte Frumentario Terra di Resilienza e Palio del Grano condotto e regia di Giuseppe Jepis Rivello. Potete trovare tutte le interviste qui amico Diario, vedete che è una playling list, potete scegliere da dove cominciare e man mano la troverete arricchita di nuovi arrivi, oggi ad esempio è stata la volta del mitico Antonio La Gamba. Buona visione.

I VOLTI DEL GRANO Torna all'indice

Domani. A Caselle in Pittari. Dalle 10:00 alle 18:00. Le facce del grano. Per ora vi do la notizia, poi torno domani. Sarà una giornata alla scoperta della Biblioteca del Grano di Monte Frumentario. Una giornata alla scoperta delle varietà della Biblioteca del Grano 2020. “I campi accolgono le famiglie, alcune seminate a mano, altre seminate dal vento. Il principio è sempre la vita. L'obiettivo è la diversità”. In mattinata, dalla Biblioteca del Grano, insieme ai soci della Cooperativa Terra di Resilienza, si parlerà di agronomia, fenologia e morfologia della varietà presente in campo, che quest'anno ha la forma di un sole.Poi ci sarà il pranzo tutti insieme e nel pomeriggio le esperienze e le ricerche a confronto, la molitura, gli impasti e gli aspetti nutrizionali. Stay tuned.

LA SPIGA DEL CERVATI Torna all'indice

Caro Diario, lo scorso 2 agosto Giuseppe Jepis Rivello è partito per il Monte Cervati e al suo ritorno ci ha regalato il bellissimo video che potete vedere qui sotto accompagnato da questo commento: “Sul massiccio del Monte Cervati si coltiva il grano. Francesco Petrone aprì il suo mulino in pietra a Piaggine e decise di alimentarlo con il grano di montagna della sua terra. In questo video ho raccolto alcune scene della giornata collettiva della mietitura del grano realizzata il 2 agosto 2020. Musiche di Francesco D'Andrea”. Buona visione.

SEMINA 2020 Torna all'indice

Caro Diario, oggi al campo che ospiterà il #PaliodelGrano 2021, l'edizione X7, era tempo di semina. È il primo anno che sono qui in questo periodo, non è che sono riuscito a rendermi utile - ci vogliono forza e capacità che non ho - eppure è stata una forte emozione, essere lì con Antonio, Giuseppe, Alessandro, Michele in questo momento. così importante non solo dal punto di vista del ciclo della natura ma anche dal punto di vista simbolico. Ho fatto alcune domande, ho imparato qualcosa, ho anche scattato qualche foto, cosa non usuale per me. A proposito, anche oggi qui al #Cip è una giornata limpida e soleggiata, non so, spero con tutto il cuore che sia un buon segno. Antonio diceva che seminare è un azzardo, che è come prendere il pane e metterlo sotto terra, è vero, perché 400 chilogrammi di semi sono 350 panelle da un chilo, più o meno, una famiglia media la mangia per un anno, io no sapere se sai cosa voglio dire. Per ora non aggiungo altro, magari poi torno, per ora ti dico solo che sono troppo felice.

LA BIBLIOTECA DEL GRANO 2021 Torna all'indice

Caro Diario, secondo me non c'era giorno migliore di questo 25 aprile 2021 per presentarti la Biblioteca del Grano 2021, lo faccio con le migliori parole possibili, quelle del Monte Frumentario Terra di Resilienza. Buon 25 aprile.

“Un esercizio di misura è una geometria possibile, una quadratura organizzata, un confine preciso. La #Terra è un esercizio. Il #grano a misura. La #bibliotecadelgrano è esercizio e misura, uno sguardo di vicinanza ai grani della #diversità, all'insieme organico del suolo, delle piante e delle bocche. Queste pratiche sono una parafrasi concreta per la conoscenza, per il bisogno contemporaneo di #paneverità, cibo per il corpo e per il paesaggio, cura colta dell'#Appennino e del #mediterraneo. La somma non è algebrica, ma evolutiva, non solo la genetica, i mattoni, conta anche l'epigenetica, le #relazioni. Tutto cambia, tutto è angolato nello spazio e nel tempo delle cose, anche la nostra #macina cosmica, l'idea di un racconto sulle spighe e sul sole. Questa è la Biblioteca del Grano: un esercizio di misurazione sotto un cielo stellato, una semina, un affido, un'attesa di un futuro prossimo per animare nuova umanità ”La XIV Biblioteca del Grano racchiude 86 monovarietà, popolazioni e miscugli. Nella prima, nel 2008, c'erano 4 varietà. "

SANT'ANTONIU U ND'ORA Torna all'indice Caro Diario, Jepis ha girato questo il 13 di questo mese, la data e il titolo dicono tutto, aggiungo solo che quando lo ha raccontato a me e Cinzia ci ha detto che era sul divano per fare qualcos'altro quando ha sentito che doveva fare qualcosa per Sant'Antonio, ha preso la macchina ed è sceso. Erano quasi le 6:30 e… buona visione.

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